La regolazione
degli zuccheri
(il glicogeno)
(di Alessandro
Locati BodyBuilding Italia)
E' già stato
detto che i polisaccaridi (contenuti in farine, amidi, pasta,
riso, pane, patate, ecc.) vengono trasformati dall'organismo
in glucosio. In particolare, questa digestione inizia già in bocca, in quanto vengono
mescolati con un enzima presente nella saliva, la ptialina.
La digestione prosegue con enzimi introdotti nell'intestino
dal pancreas. I polisaccaridi vengono ridotti a maltosio,
e sia questo sia gli altri disaccaridi (zucchero o saccarosio,
lattosio...) sono scomposti da appositi enzimi (maltasi, lattasi,
invertasi...). Tutti i vari glucidi alla fine vengono trasformati
in glucosio.
A questo punto
il glucosio passa nel sangue (nell'adulto normale ha una percentuale
di glucosio compresa tra i 70 e 100 mg per 100 ml). Si dirà
tra breve che vi sono dei meccanismi di regolazione del glucosio.
1-Se il glucosio,
nonostante i meccanismi di autoregolazione, sale anche di
diverse volte il valore normale (ad esempio, se sale a 300
mg/100ml) non si hanno di solito sintomi evidenti.
Vi sono infatti dei diabetici che arrivano a questi valori
e non si accorgono di nulla.
2-Se invece il valore normale si dimezza (intorno ai 40 mg/ml)
si perde conoscenza e si ha il coma ipoglicemico.
IL
RUOLO DEL FEGATO
Sia la pasta
che lo zucchero vengono dunque trasformati in glucosio.
Ma (come abbiamo accennato) hanno un processo di digestione
molto diverso; più lungo i polisaccaridi. Il che significa
che (se anche finiscono tutti nella stessa cosa, ovvero nel
glucosio) vi è una grossa differenza per quel che riguarda
i tempi di disponibilità.
Gli
zuccheri semplici avendo un'assimilazione più veloce generano
quindi una disponibilità di glucosio nel sangue molto più
rapida ed intensa che non i polisaccaridi come i farinacei,
che hanno bisogno di tempi più lunghi
.
Nonostante
questo scaglionamento dei tempi, è del tutto evidente che
senza opportuni meccanismi di regolazione il tasso di glucosio
nel sangue avrebbe degli sbalzi enormi: aumenterebbe molto
dopo i pasti, mentre nei momenti di maggiore richiesta, come
quelli di attività fisica intensa, si potrebbe cadere facilmente
nello stato di coma. Questo non accade perché il fegato è
in grado di “catturare” il glucosio in eccesso e trasformarlo
in un altra sostanza, il “glicogeno”.
Il glicogeno
viene immagazzinato sia nel fegato che nei muscoli.
Ma a seconda di questa localizzazione assume delle caratteristiche
differenti. Il glicogeno presente nei muscoli infatti tende
ad essere costante, mentre quello depositato nel fegato tende
ad accumularsi o ad essere smobilitato a seconda delle necessità
dell'organismo.
Facciamo un esempio. Durante uno sforzo muscolare (ad esempio
durante gli esercizi in palestra) i muscoli utilizzano la
loro riserva di glicogeno. Ecco allora che il fegato smobilita
parte del suo, che viene trasformato in glucosio. Questo nuovo
glucosio passa nel sangue e compensando l'abbassamento dovuto
allo sforzo muscolare permette ai muscoli di ricostituire
la loro riserve di glicogeno (questo
non accade però all'infinito).
Quindi, il glicogeno potrebbe essere considerato una specie
di “riserva di energia”. Quando il glucosio è abbondante questo
viene trasformato in glicogeno e immagazzinato come tale.
Quando serve velocemente glucosio, si attinge a questa riserva
che viene di nuovo riconvertita in glucosio.
CHIMICA:
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Il
glicogeno è un polisaccaride
composto da lunghissime catene
ramificate, formate da molecole di glucosio.
Il glicogeno è depositato nel fegato, nei muscoli e
nel rene.
Costituisce in pratica una riserva di glucosio:
quando scende
la percentuale di glucosio nel sangue, esso viene smobilitato
e va a compensare questa perdita.
Il corpo umano è relativamente
sensibile alla caduta di glucosio nel sangue: la sua
discesa di
40 mg/u basta a causare il coma.
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L'amido
(costituente delle farine) è costituito
da una lunga catena
di molecole di glucosio.
Ciascuna molecola è collegata ad una molecola (in cima
e in fondo) e per il resto ad altre due molecole, e
quindi si forma una catena semplice.
Nel caso del glicogeno invece la catena è ramificata
"ad albero".
Ogni tanto vi sono insomma delle molecole di glucosio
che sono collegate a tre anzichè a due altre molecole
"sorelle",
e da qui si diparte una ramificazione.
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La formazione
e la smobilitazione del glicogeno si “autoregola”, questo
meccanismo di regolazione viene modificato dall'insulina,
(ormone prodotto dal pancreas) che “forza” il meccanismo spingendolo
più verso la formazione di glicogeno e quindi verso la diminuzione
di glucosio nel sangue, in quanto viene sottratto dal sangue
per mantenere stabili i livelli di glucosio nel sangue e concorrere
alla formazione di glicogeno.
Quindi, la
secrezione (o una iniezione) di insulina aumentano la formazione
di glicogeno a spese del glucosio, e abbassano il glucosio
presente nel sangue.
Si dice quindi che l'insulina ha un potere ipoglicemizzante;
ovvero abbassa la percentuale di glucosio nel sangue (abbassa
la glicemia). A dire la verità il tasso di glucosio è influenzato
da una complessa e varia serie di fattori. Vi sono diversi
ormoni che direttamente o indirettamente influiscono sul tasso
di glucosio. Tra questi vi sono il glucagone e ormoni
prodotti dalle capsule surrenali.
Nota
sul glicogeno
Nel corpo umano
esso è depositato nel fegato, nei reni e nei muscoli. dal
punto di vista chimico il glicogeno è un polisaccaride, ovvero
è formato da una lunga catena di molecole di glucosio. La
sua struttura è diversa a seconda dei tessuti in cui si trova.
Nel fegato si hanno delle catene più lunghe, nei muscoli sono
più corte. Il glicogeno epatico è formato tipicamente
da 30.000 molecole di glucosio, ovvero quasi 100 volte il
numero di molecole di glucosio che forma la farina o gli amidi.
Il glicogeno muscolare ha un numero di molecole di
glucosio che è circa 1/5 di quello epatico. Il glicogeno a
livello dei muscoli è costituito dunque da catene più piccole,
più “leggere”.
A questo punto potrebbe sorgere una domanda, semplice
ma del tutto giustificata: “Perché il pane o lo zucchero si
dice facciano ingrassare?
Cosa c'entra il grasso
con i processi fin qui descritti?
Il glicogeno non rappresenta una riserva illimitata di glucosio.
In altre parole, questo sistema di immagazzinamento è veloce,
ed efficiente, ma il magazzino è piuttosto piccolo, e non
può contenerne una elevata quantità. Quando il glucosio nel
sangue sale oltre un determinato valore e quando nel magazzino
le riserve di glicogeno sono "piene", l'eccesso
viene trasformato in grasso. Se invece nel sangue non
vi è abbastanza glucosio e nel magazzino le riserve di glicogeno
sono esaurite, l'organismo provvede a smobilitare le riserve
di grasso per a trasformarle in energia.
Quindi, se non si consumano zuccheri il corpo provvede a mettere
mano alle riserve di grasso, e si dimagrisce.
Anche la trasformazione
tra glucosio e grasso (e la trasformazione inversa, ovvero
la smobilitazione del grasso che viene trasformato in energia)
è influenzata da ormoni.
CONCLUSIONI
a-
Alla fine, possiamo concludere che il “mondo” degli zuccheri
comunica ed interagisce con quello dei grassi: una eccessiva
introduzione di glucidi porta ad ingrassare, e una diminuzione
di glucidi porta all'utilizzo di grasso e quindi ad un dimagramento.
b- Anche il mondo delle proteine comunica con quello degli
zuccheri. Anche alcuni amicoacidi possono essere utilizzati
per produrre zuccheri. In effetti quando si guarda al metabolismo
si guarda ad un sistema complesso e interdipendente, in cui
vi è un grande numero di influenze reciproche e dove non vi
sono quasi mai compartimenti stagni.
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