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La verde notte dell'assenzio
Il liquore celebrato da letterati e artisti nell'Ottocento è tornato in voga e viene venduto in alcuni locali della città

Si può bere assenzio in alcuni locali di Milano
L'assenza dell'assenzio è finita, la fata verde è tornata. È ora disponibile anche in Italia la bevanda bohème che ha iniziato a diffondersi in Europa nell'800, entrando presto nella leggenda come il liquore dei poeti maledetti, degli artisti, degli sbandati che vogliono scivolare nell'oblio annebbiando il raziocinio e facendo correre la fantasia tra le braccia della fata.


Una bottiglia di assenzio
Se in questi giorni Pontarlier (Francia) festeggia l'Absinthe con una grande festa che coinvolge tutto il paese, a Milano chiunque sia appassionato della bevanda, ancora difficile da trovare in commercio, o la voglia assaggiare per la prima volta può partecipare alla Verde Notte dell'Atomic Bar (via F. Casati 24). Dalle 22 circa sarà possibile degustare diversi tipi di assenzio: sarà servito come bevanda pura, sotto forma di cockatil o, alla francese, diluito in acqua con zucchero e ghiaccio. I più curiosi vorranno senz'altro assistere al rito: sopra al bicchiere contenente l'assenzio viene posato a ponte un cucchiaino forato. Qui si trova una zolletta di zucchero anch'essa intinta nell'assenzio, il mescitore dà fuoco alla bevanda producendo una vampata verde in tutto il bicchiere. Il rito è compiuto: la zolletta si scioglie addolcendo la bevanda (sa di anice, è lievemente amara), l'acqua dona al liquido un intenso colore opalescente, mente per effetto del fuoco parte dell'alcol evapora rendendo meno forte il liquore.


La pianta dell'assenzio
Come spiegano gli organizzatori Ivano Asperti e Luca Merendi: «Le bottiglie arrivano da diverse parti d'Europa: Spagna, Francia e Germania». Luca Merendi, artista e pubblicitario, racconta: «Ho conosciuto l'assenzio anni fa, mi incuriosiva la sua fama di bevanda maledetta, da allora sono diventato un vero e proprio appassionato, sono andato a scovare le bottiglie più ricercate d'Europa. E finalmente posso farle conoscere anche qui a Milano». E Ivano Asperti, sommelier, aggiunge: «D'altra parte le nostre bottiglie arrivano da altri Paesi perché per il momento non esiste un assenzio italiano: qui non è permessa la produzione ma solo la distribuzione».
Saranno in molti a gioire pensando: in fondo è già un passo avanti rispetto al proibizionismo più spinto che dal 1915 ha condannato la fata verde alla clandestinità, facendone peraltro crescere il mito.


Una pubblicità dell'assenzio in stile Liberty
LA STORIA E IL MITO - I primi accenni sull'assenzio si trovano su un papiro egiziano e risalgono al 1.600 a.C. Gli egizi come poi anche i greci, i romani e i celti utilizzano l'erba Artemisia Absinthium come disinfettante, anestetico, digestivo o pianta medicinale generica. Le donne ne scoprono presto le qualità come rimedio contro i disturbi mestruali o, se preso in dosi massicce, come veleno abortivo. Sin dall'antichità l'erba viene trattata in diversi modi, ma la sua fama di liquore sboccia solo nell'800. Artisti come Edgard Degas, Toulouse- Lautrec, Edouard Manet, Vincent Van Gogh, Charles Baudelaire, Arthur Rimbaud, Oscar Wilde e Paul Verlaine sono grandi appassionati dell'assenzio e oltre a consumarlo abitualmente gli dedicano quadri e opere. Tutti si concentrano sugli effetti devastanti della bevanda: occhi spersi, oblio, offuscamento del raziocinio, distacco dalla realtà.


Nel '900 alcuni spiacevoli episodi di cronaca (risse e omicidi) offrono il pretesto per proibire la bevanda. Ma nel 1983 grazie alla biologa molecolare francese Marie Claud Delahye l'assenzio torna allo scoperto. La fata verde ricomincia pian piano a diffondersi prima in Francia poi nel resto d'Europa. Il mito però continua a esistere: recentemente l'hanno cantata artisti come i Bluvertigo e ha fatto la sua comparsa in film famosi come «Jack lo squartatore» (di Albert e Allen Hughes, con Johnny Depp, Heather Graham). Trovare l'assenzio in commercio non è semplice, anche se è legale perché disponibile solamente in versione alleggerita, solo poche enoteche e alcuni locali un po' ricercati distribuiscono la bevanda.
Dà effetti euforizzanti o soporiferi a seconda dello stato d'animo. Di norma non trasforma il bevitore in persona molesta, come pretesero i proibizionisti; ovviamente si suggerisce non abusarne, esattamente come si consiglierebbe con tutte le altre bevande alcoliche.


IN RETE

• Il sito dell'evento: è un po' scarno contiene solo le informazioni di servizio sulla serata, ma gli organizzatori promettono che presto diventerà un punto di ritrovo virtuale per tutti i fan dell'assenzio

• Ne parla anche Slow Food facendo una bella storia della bevanda

• Il sito che la città francese di Pontarlier dedica alla sua bevanda storica

di Barbara Roncarolo

 

ASSENZIO
Il mito della fatina verde


La fatina verde sta tornado…il superalcolico più amato dai poeti e dagli artisti, a novant’anni dalla sua messa al bando, sta vivendo una nuova vita…la sua leggenda…la sua storia…i suoi effetti farmacologici.

La pianta base da cui si ricava l’assenzio è l’artemisia, di questa pianta si conoscono varie specie: Artemisia (amarella, canapaccia, assenzio selvatico, erba di S.Giovanni), Artemisia Cinese, Artemisia Absinthium (assenzio maggiore, assenzio romano, assenzio officinale).

Artemisia


È una pianta della famiglia delle composite e può raggiungere 1,5 m di altezza. Le foglie di color verde intenso sono in pratica prive di picciolo (la parte inferiore delle foglie che ha il compito di riunirsi al ramo), i fiori sono gialli, quelli periferici rossastri. Vive in luoghi incolti, nei ruderi, nei campi di tutta Italia. Fiorisce in estate ed è raccolta a tarda fioritura (settembre) perché è il momento che la pianta contiene più principi attivi. Tradizionalmente l’artemisia è utilizzata nella medicina popolare come aromatizzante, digestiva e stimolante dell’appetito. Alcuni autori ritengono che la pianta abbia anche proprietà sedative e anticonvulsivanti.

Artemisia Cinese


Si trova allo stato selvatico in Asia centrale. Le parti utilizzate sono i capolini non ancora schiusi chiamati anche: Fiori di Cina o Seme Santo. Il principio attivo è la santonina, che ha proprietà vermifughe e analgesiche.

Artemisia Absinthium


È la pinta da cui si ricava l’assenzio. Le foglie, picciolate, sono setacee e biancastre nella parte superiore. I fiori, sorretti da pedicelli lunghi un centimetro, sono di colore giallo. La pianta, comune in molte zone della penisola, ha un forte odore aromatico e sapore amarissimo. Le parti utilizzate, le sommità fiorite e le foglie più alte, sono essiccate all’ombra o in forni a temperatura inferiore ai 40 gradi centigradi. I principi attivi dell’Absinthium sono utilizzati per preparati che hanno azione digestiva e stimolante dell’appetito (vino all’assenzio o Vermouth), tradizionalmente la pianta veniva utilizzata per le sue proprietà vermifughe. Ad alte dosi il suo estratto può agire sul sistema nervoso centrale.

Dati farmacologici


I dati farmacologici recenti sono certamente scarsi, la pianta e i suoi estratti vivono nella leggenda popolare. La droga contiene un principio attivo: il Tuyone, che ha una struttura geometrica molecolare simile a quella del tedraidrocannabinolo (principio attivo della Cannabis). La similitudine geometrica dei principi attivi non ha nessuna particolare valenza scientifica, infatti ci sono numerose sostanze che pur avendo medesima struttura geometrica non hanno nessuna similitudine dal punto di vista farmacologico. Nei primi anni nel novecento quando questa droga fu studiata, anche sotto la pressione di un forte movimento proibizionista, furono pubblicati diversi studi scientifici che tendevano a dimostrare la capacità del Tuyone, a forti dosi, di provocare convulsione e morte negli animali da esperimento. Il tuyone sembra avere anche un’azione antisettica e vermifuga. Questo ormai mitico principio attivo è contenuto in gran quantità anche nel Cedro Bianco, nell’Issopo, nel Tanaceto e nella comunissima Salvia. Spero che qualche serio istituto universitario, anche sullo stimolo del rinnovato interesse verso l’Absinthium, faccia un approfondito studio sul tuyone e ci faccia sapere finalmente la verità sulle sue proprietà medicinali.

Ricetta del liquore all’Assenzio


Il liquore decantato da tanti poeti fu prodotto per più di 100 anni nella distilleria Pernod-Fils Absinthe in Francia nella città di Pontalier. La ricetta originale è come il segreto della formula della Coca-Cola, tutti ne parlano ma nessuno ne sa la verità. La ricetta riportata è una delle tante varianti utilizzate da molti produttori artigianali.

Ricetta:

Si mette a macerare per almeno 12 ore, in 1 litro d’alcool a 85°, le seguenti piante medicinali secche:

-Artemisia absinthium (assenzio maggiore o romano) 25 g.

-Anice 50 g.

-Semi di finocchio 50 g.

più piccole porzioni di ginepro, noce moscata, veronica, anice, succo limone, angelica.

All’estratto ottenuto si aggiungono 0,5 litri d’acqua, la soluzione si pone in un distillatore. Il processo di distillazione va interrotto quando si è ottenuto 1 litro di distillato.

Si prelevano 0,4 litri del distillato e si aggiungono:

-Assenzio absinthium 10 g.

-Issopo 10 g.

-Succo limone 5 g.

L’estratto ottenuto si scalda a moderata temperatura e si filtra, al filtrato si aggiungono i restanti 0,6 litri di distillato.

Il litro circa d’assenzio finale va diluito con acqua fino a raggiungere una gradazione alcolica pari a 75°.

Il mito della fatina verde


La fatina verde, questo liquore che sa d’alchimia, la cui fama è stata alimentata dalla passione esistenziale d’intere generazioni d’artisti, sta di nuovo risvegliando l’interesse di una nuova schiera di consumatori. Il mito, in quest’epoca senza riferimenti certi, è la cosa che attira di più. L’Assenzio e la sua storia sono miti allo stato puro. Cosa può attrarre di più di una bevanda descritta e rappresentata da artisti famosi e popolari quali: Rimbaud, Van Gogh, Picasso, Hemingway. Il superalcolico aveva un rito ben preciso per essere bevuto: la giusta dose d’assenzio era versata in un bicchiere, sul bordo era poggiato un cucchiaino con una zolletta di zucchero, si versava una quantità d’acqua fredda cinque volte superiore al liquore, si agitava fino ad ottenere un’opalescente miscela dal colore verde e dal sapore amaro e particolarissimo. Degni di nota erano anche gli stravaganti accessori utilizzati nei locali dell’epoca per la mescita: i bicchieri e i cucchiaini dalle fogge stravaganti che davano al rito del bere un’atmosfera fascinosa e piena di mistero. La diffusione dell’Assenzio a livello popolare avvenne per opera dei soldati francesi di ritorno dal fronte dell’Africa del nord (1844). Storia questa che ricorda molto da vicino la diffusione dei derivati dell’oppio, in America, alla fine degli anni sessanta con il ritorno dei soldati americani dal Vietnam. La produzione dell’assenzio non è mai cessata completamente, infatti, nei pressi di Praga una distilleria continua a produrlo. Dalla Cecoslovacchia la fama di questo distillato ha preso la via di Londra, dove nei locali più esclusivi è di nuovo consumato.

dott. Cesare Augusto De Silvestri agosto 2003