Domenica 12 settembre 2004
Il tour de France passa dal naviglio della
Martesana
Ore 14.15: Appuntamento a casa di Giacomo per un giro
in bici. Tosto si presentano Davide e Michele. Già
dal videocitofono si intravede la splendida tenutina di Michele:
pantaloncino tecnico nero aderente a mezza coscia e maglia
nera bombata a manica lunga, bici originale con telaio in
alluminio comprata a Bormio...
Si fa accesa subito la discussione sull'itinerario: tra le
proposte c'è il Parco Sempione, Gallarate, il solito
Pinerolo e addirittura Mazara del Vallo. Con un sorteggione
viene estratto il naviglio della Martesana, noto ritrovo milanese
di battone e pantegane.
Dopo un breve tratto su via Melchiorre Gioia ci troviamo
a sfiliare tra post vacanzieri che si godono gli ultimi bagni
nel Naviglio e tossici che si concedono una passeggiatina
postprandiale.
In breve lasciamo la lurida periferia di Milano, passando
sotto i ponti delle superstrade e tagnenziali che odorano
di urina ed escrementi fermentati.
Davide come al solito tenta invano di imporre il suo ritmo
che si attesta su una media vicina ai 40 chilometri orari.
La sua turbobici è common rail a iniezione diretta.
Noi che viaggiamo a cherosene abbiamo bisogno di più
tempo per carburare e ci facciamo aspetare.
Giunti
al parco giochi prima di Cernusco ci fermiamo per giocare
con gli scivoli e la sabbia. Michele, ancora ignaro di quello
che l'aspetta, si arrampica sulle parallele. Una telefonatina
e si riparte.
Tra una pedalata e l'altra passiamo Cernusco, Gorgonzola
e alti paesi non bene identificati che suscitano la curiosità
di Giacomo. Rischiamo di sdraiarci su un ponte di ferro bagnato:
per un pelo non finisco a pelle di leopardo mentre cerco di
recuperare un distacco.
Sembra sempre di essere sul punto di arrivare ma la stanchezza
comincia a farsi sentire ed inizio ad avre fame, visto che
non ho pranzato.
Senza quasi accorgerci superiamo l'adda su alcuni ponti pedonali
e ci troviamo nella piazza di un paese, forse Fara Gera d'Adda.
Ci
infiliamo nel bar più bello della città (probabilmente
l'unico) e, nell'attesa delle piadine, ci abbuffiamo di olive,
salatini e birre.
Michele,
in preda agli spasmi della fatica e ai vapori dell'alcool,
inizia a fantasticare su biciclette che pesano 3 chili. Probabilmente
il mitico Ceccarelli ne ha un paio. (Ceccarelli è un
personaggio metropolitano leggendario che trascorreva le primissime
ore della mattina al gelo ad aspettare Michele, che passava
a prenderlo intorno a mezzogiorno con una Panda supersonica
e gli faceva rizzare i capelli. D'estate e in primavera, per
ovviare all'assenza del gelo, lo aspettava in un freezer parcheggiato
in doppia fila).
Visto
che ormai si è fatto tardi e gli impegni coniugali
incombono, decidiamo di mantenere un ritmo più sostenuto
per il rientro. In formazione da combattimento mettiamo Davide
in testa e noi a traino in scia. Però Davide non si
accontenta di viaggiare solo a 35 all'ora ma continua ad accelerare
fino a 45.
Ci
fermiamo un attimo per capire se il gruppo è compatto
ma purtroppo ci accorgiamo che manca Michele. Lo vediamo arrivare
a torso nudo dopo tre quarti d'ora circa, leggermente affannato.
Ha problemi con le sella che, essendo di alluminio, crea un
pericoloso indotto elettrolitico.
Una aggiustatina ai pantaloni e si riparte.
E' sempre più faticoso tenere il ritmo e sopratutto
convincere Michele a seguirci
Sopraffatto dalla stanchezza, si imbarca su un convoglio
merci per rientrare in città.
Ci rimettiamo in scia a Davide che fa da apripista anche
tra i pedoni della domenica pomeriggio. Salutiamo un grosso
topo che nuota a Cernusco, un'altra sosta al parco giochi
e poi ancora via a fare slalom tra i pedoni.
Arriviamo a Milano con alle spalle più di 70 chilometri
a una media di 21kmh. Nonostante siano passati più
15 anni da quando abbiamo finito la mitica Scuola Europa (quella
originale di via Caviglia) e la maggior parte si siano sposati,
siamo tranquilli di essere ancora scemi come sempre (io in
particolare).
La prossima volta però magari andiamo a fare una scampagnata
in metropolitana...
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